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« Via libera » dell’ONU ad un attacco preventivo americano-israeliano contro l’Iran?

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Fonte: http://www.mondialisation.ca/index.php?context=va&aid=19719

Il 9 giugno il Consiglio di Sicurezza ha votato l’imposizione di una quarta serie di amplissime sanzioni contro la Repubblica Islamica d’Iran, che comprendono un embargo sulle armi e dei « più severi controlli finanziari ».

Per un’amara ironia, questa risoluzione è stata adottata nei giorni seguenti il categorico rifiuto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di sostenere una mozione che condanni Israele per il suo attacco alla Flottiglia della Libertà per Gaza nelle acque internazionali.

Essa ha anche seguito l’impronta di una conferenza sul trattato di non proliferazione nucleare (TNP) tenutasi a Washington sotto gli auspici dell’ONU che, nella sua risoluzione finale, fa appello alla creazione di un Medio Oriente senza nucleare, così come allo smantellamento dell’arsenale nucleare d’Israele. Israele è considerato la sesta potenza nucleare al mondo avendo, secondo Jane Defence, tra le 100 e le 300 ogive nucleari. (Analysts: Israel viewed as world’s 6th nuclear power, Israel News, Ynetnews, 10 aprile 2010). In compenso, l’Iran non ha riconosciute capacità in materia di armi nucleari.

La Risoluzione 1929 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU è basata su di una fondamentale menzogna. Essa difende l’idea  secondo la quale l’Iran sia una potenza nucleare a venire ed una minaccia per la sicurezza mondiale. Dà anche il via libera all’alleanza militare Stati Uniti-NATO-Israele per minacciare l’Iran con un attacco nucleare preventivo punitivo, approvata dal sigillo del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Il Consiglio di Sicurezza esercita due pesi e due misure nell’applicazione delle sanzioni: considerando che l’Iran è l’obiettivo di minacce punitive, il considerevole arsenale nucleare di Israele viene o ignorato o tacitamente accettato dalla « comunità internazionale ». Per Washington, la bombe nucleari di Israele sono uno strumento di pace in Medio Oriente.

Inoltre, quando tutti gli indici sono puntati verso l’Iran che non possiede armi nucleari, cinque Stati europei cosiddetti « non nucleari » – il Belgio, l’Olanda, la Germania, l’Italia e la Turchia – non solo possiedono armi nucleari strategiche sotto comando nazionale, ma esso sono anche spiegate e rivolte verso l’Iran.

Risoluzione 1929 (9 giugno 2010):

« 7. Decide che l’Iran non deve poter acquistare in un altro Stato alcuna partecipazione in una qualsiasi attività commerciale legata all’estrazione di uranio o alla produzione o all’utilizzo di materie e tecnologie nucleari la cui lista è disponibile nella circolare INFCIRC/254/Rev.9/Part 1, in particolare le attività legate all’arricchimento ed al ritrattamento dell’uranio, tutte le attività legate all’acqua pesante e le tecnologie legate ai missili balistici che possano portare armi nucleari, e decide anche che tutti gli Stati devono impedire all’Iran,  ai suoi cittadini e alle società costituite in Iran o sotto la sua giurisdizione, alle persone o entità agenti in loro nome o sotto loro ordini, o alle entità che sono loro proprietà o sotto il loro controllo, di realizzare tali investimenti nei territori che dipendono dalla loro giurisdizione; »

« 8. Decide che tutti gli Stati devono impedire la fornitura, la vendita o il trasferimento diretto o indiretto all’Iran, a partire dal loro territorio o attraverso il loro territorio o tramite i loro cittadini o tramite le persone sotto la loro giurisdizione, o per mezzo di navi o aerei battenti la loro bandiera, che abbiano o meno origine nel loro territorio, di carri armati, veicoli blindati da combattimento, sistemi d’artiglieria di grosso calibro, aerei da guerra, elicotteri d’attacco, navi da guerra, missili e lanciatori…

Decide anche che tutti gli Stati devono impedire la fornitura all’Iran tramite i loro cittadini o a partire dal loro territorio o attraverso il loro territorio di tutta la formazione tecnica, di risorse finanziarie o di servizi finanziari, consulenza, altri servizi o aiuti legati alla fornitura, alla vendita, al trasferimento, alla consegna, alla fabbricazione, al mantenimento o all’utilizzo di tali armi e del materiale ad esse connesso, ed invita tutti gli Stati a dare prova di vigilanza e di controllo per quanto riguarda la fornitura, la vendita, la consegna, la fabbricazione e l’utilizzo di tutte le altre armi e del materiale ad esse connesso; » (Il Consiglio di Sicurezza impone delle sanzioni addizionali all’Iran

; voto diviso: 12 a favore e 2 contrari, un astenuto. Includente il testo completo della Risoluzione 1929 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, Dipartimento di Informazione dell’ONU, 9 giugno 2010).

L’embargo sulle armi. Le implicazioni per Russia e Cina

La Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese hanno ceduto alle pressioni americane ed hanno votato in favore di una risoluzione, che non solo pregiudica la sicurezza dell’Iran, ma che indebolisce seriamente e scalza il loro ruolo strategico come potenziali potenze mondiali rivali sullo scacchiere geopolitico eurasiatico.

La risoluzione attacca direttamente al cuore stesso della struttura delle alleanze militari. Vieta alla Russia ed alla Cina di vendere armi strategiche e convenzionali così come delle tecnologie militari al loro alleato di fatto: l’Iran. In realtà, era uno dei principali obiettivi della risoluzione 1929 che Washington ha intenzione di far rispettare.

Contemporaneamente, vietandogli di acquistare degli equipaggiamenti militari convenzionali, la risoluzione impedisce all’Iran di difendersi contro un attacco da parte di Stati Uniti-NATO-Israele.

Se fosse pienamente applicata, non solo la risoluzione invaliderebbe gli accordi bilaterali di cooperazione militare con l’Iran, ma aprirebbe una breccia nell’Organizzazione di Cooperazione di Shangai (OCS).

Ciò significherebbe anche il considerevole indebolimento delle relazioni commerciali e di investimenti tra l’Iran e i suoi partner russi e cinesi. Le disposizioni finanziarie e bancarie previste nella risoluzione indicano anche che Washington è non solo decisa a isolare l’Iran ma anche a destabilizzare il suo sistema finanziario.

Washington è decisa a applicare questa risoluzione. Il Segretario di Stato Hilary Clinton ha nominato Robert Einhorn, consigliere speciale per la non proliferazione ed il controllo delle armi, come coordinatore americano per la realizzazione del regime di sanzioni contro l’Iran e la Corea del Nord.

« Il presidente americano Barack Obama ha salutato la risoluzione, stimando che essa permette di adottare le sanzioni più severe con quali il governo iraniano non si è mai confrontato e che essa invia un messaggio “inequivocabile” a Teheran circa l’impegno della comunità internazionale per fermare la diffusione delle armi nucleari » (Clinton appoints coordinator for sanctions against Iran

,, DPRK, Xinhua, 10 giugno 2010)

« Noi ci aspettiamo che ciascun paese metta in pratica in maniera forte la risoluzione 1929 » ha dichiarato il portavoce del dipartimento di Stato P.J. Crowley. Se la Cina e la Russia decidono di non rispettare le disposizioni della risoluzione, in particolare quelle relative alla vendita d’armi all’Iran (art. 8), Washington se ne servirà come un’opportunità per impegnarsi in un confronto diplomatico sempre più conflittuale nei confronti di Pechino e Mosca.

La risoluzione mira anche a stabilire un’egemonia diretta dagli Stati Uniti nella produzione e l’esportazione di sistemi di armamento. È un duro colpo, praticamente una « condanna a morte », per il commercio internazionale lucrativo delle armi della Cina e della Russia, in concorrenza con gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia, la Germania ed Israele. Nell’era post-sovietica, il commercio delle armi è diventato un elemento centrale nella fragile economia della Russia. Le possibili ripercussioni sulla bilancia dei pagamenti della Russia sono considerevoli.

Il sistema di difesa antimissile dell’Iran messo fuori combattimento

Le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sono parte integrante della politica estera americana. Esse sono tra i progetti dei think tank (gruppi di riflessione) di Washington, tra cui il Consiglio delle Relazioni Internazionali (CFR), l’American Enterprise Institute (AEI) et l’Heritage Foundation. A tal proposito, è conveniente notare che la sostanza dell’articolo 8 della risoluzione 1929 (9 giugno 2010) era contenuta in un rapporto del gennaio 2010 dell’Heritage Foundation, che faceva appello a « bloccare le vendite di armi all’Iran », compresi i missili russi S-300:

« Washington ed i suoi alleati devono fare tutti gli sforzi necessari per impedire all’Iran di ricevere armi straniere, in particolare la vendita imminente dei missili terra-aria S-300 russi, che potrebbe spingere Israele ad attaccare il più presto possibile. Devono anche essere intrapresi sforzi multinazionali più energici per impedire all’Iran di trasferire armi ad Hezbollah e ai gruppi terroristi palestinesi, che costituiscono una minaccia non solo per Israele, ma alla stabilità del Libano, dell’Egitto e della Giordania. Il 3 novembre, la marina israeliana ha intercettato il Francop, un cargo battente bandiera di Antigua, che trasportava circa 500 tonnellate di armi iraniane destinate ad Hezbollah tramite la Siria. [22] Gli Stati Uniti dovrebbero spingere gli altri alleati ad unirsi affinché venga dato un maggior aiuto agli sforzi israeliani di intercettazione dei flussi d’armi iraniani, in  particolare ad Hezbollah e ad Hamas. » (James Phillips, An Israeli Preventive Attack on Iran’s Nuclear Sites: Implications for the U.S

,  The Heritage Foundation, Washington, DC, gennaio 2010)

Mosca valuta le conseguenze dell’embargo proposto sulle armi?

Subito dopo l’adozione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza del 9 giugno, diversi servizi della stampa russa hanno indicato che la vendita dei missili russi S-300 all’Iran sarebbe congelata, a dispetto delle assicurazioni date dal ministro degli affari esteri Sergei Lavrov sul fatto che la risoluzione del Consiglio di Sicurezza non inificerebbe il trattato di difesa aerea. (Russia says in talks with Iran on new nuclear plants, Haaretz, 10 juin 2010). Queste dichiarazioni contraddittorie lasciano intendere che ci sono grandi divisioni all’interno della dirigenza russa, senza le quali la Russia avrebbe debitamente esercitato il suo diritto di veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Senza l’aiuto militare russo, l’Iran è una facile preda. Il suo sistema di difesa aereo dipende dalla continuità della cooperazione militare russa. Inoltre, senza l’Iran, la Russia sarebbe costretta a vendere il materiale militare a paesi nell’orbita US-NATO. (vedere: Russia to offset loss of Iran arms sales with Iraqi, Afghan deals, Russia

, RIA Novosti, 11 giugno 2010)

Un attacco nucleare preventivo contro l’Iran

Il mondo sta vivendo un momento decisivo. La vera minaccia alla sicurezza mondiale proviene dall’alleanza Stati Uniti-Nato-Israele. Il Consiglio di Sicurezza serve direttamente gli interessi dell’alleanza militare occidentale. La risoluzione del Consiglio di Sicurezza accorda di fatto un « via libera » per condurre una guerra preventiva contro l’Iran, la quale è tra i progetti del Pentagono dal 2004.

« Un piano operazionale per condurre degli attacchi aerei sull’Iran è in stato in preparazione dal giugno 2005. L’essenziale del materiale militare per condurre questa operazione è stato spiegato. (per maggiori dettagli, vedere Michel Chossudovsky, Guerre nucléaire contre l’Iran, gennaio 2006). Nel 2005, il vice presidente Dick Cheney ha ordinato all’USSTRATCOM di elaborare un “piano di emergenza” che comporterebbe “un attacco aereo di grande portata sull’Iran utilizzando allo stesso tempo armi nucleari tattiche e convenzionali.” (Philip Giraldi, Attack on Iran: Pre-emptive Nuclear War

, The American Conservative, 2 agosto 2005).

Sotto l’amministrazione Obama, le minacce sono diventate sempre più ricorrenti e molto più esplicite di quanto fossero sotto i neo conservatori. Nell’ottobre 2009, l’American Entreprise Institute (AEI) ha organizzato una conferenza al Wohlstetter Conference Center di Washington il cui tema era « Israele deve attaccare l’Iran? »:

« Lo sviluppo di armi nucleari in Iran prosegue, minacciando la sicurezza dei suoi vicini e la comunità internazionale. Secondo una recente inchiesta condotta dal Pew Research Center, più del 60% della popolazione degli Stati Uniti ritiene che impedire all’Iran di sviluppare delle armi nucleari giustifica un’azione militare. Il vice ministro israeliano agli affari esteri, Daniel Ayalon, ha sottolineato il 21 settembre che Israele “non respinge alcuna opzione a tavolino” quando si tratta di lottare contro la minaccia iraniana. Lo stesso giorno, il generale in carica di Israele, il capo di Stato Maggiore luogotenente generale Gabi Ashkenazi, è stato chiaro indicando che non esclude un attacco militare sulle istallazioni nucleari dell’Iran, ripetendo che “Israele ha il diritto di difendersi e che tutte le opzioni sono sul tavolo”. Mentre il dibattito si intensifica sul modo di rispondere più efficacemente alle provocazioni dell’Iran, è tempo di esaminare i parametri strategici e giuridici di un potenziale attacco israeliano contro la Repubblica Islamica e di fornire un’analisi approfondita sulle implicazioni per gli Stati Uniti. (rimandiamo a: American Enterprise Institute, Should Israel Attack Iran?

, Ottobre 2009).

Dal punto di vista militare, Israele non poteva procedere ad un attacco unilaterale contro l’Iran senza il coordinamento sostenuto dal Pentagono:

« Mentre il presidente Obama tende “una mano aperta” cercando delle trattative dirette con Teheran nel suo tentativo si stoppare il suo programma nucleare, la signora Clinton sembra pronta [giugno 2009] a disorientare i dirigenti iraniani con dei propositi di attacchi preventivi « della stessa tipologia coi quali è stato attaccato l’Iraq ». Ha affermato che cercava di mettersi nei panni dei dirigenti iraniani, ma ha aggiunto che Teheran « potrebbe avere altri nemici che potrebbero eseguirlo [un attacco preventivo] per conto loro. ». Si trattava di un chiaro riferimento ad Israele, dove Benyamin Netanyahou, il primo ministro, ha parlato della possibilità di un’azione militare per fermare il programma nucleare iraniano – un  qualcosa che egli considera una minaccia per lo Stato ebraico. » ( rimandiamo a :Don’t discount Israel pre-emptive strike, Hillary Clinton warns Iran, Times Online, 8 giugno 2009).

Nell’aprile 2010, il messaggio era chiaro: Washington « utilizzerà armi atomiche solamente in “circostanze eccezionali” e non attaccherebbe Stati non dotati di armi nucleari, tranne “casi particolari” come l’Iran e la Corea del Nord. » (Iran to Take US to UN Over Obama’s Threat to Use Nuclear Weapons against Iran

, Al-Jazeera, 11 aprile 2010). Il segretario alla difesa Robert Gates ha spiegato in un’intervista televisiva « Washington faceva eccezione per Teheran e Pyongyang poiché esse avevano più volte sfidato gli ultimatum del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite circa i loro programmi nucleari. » (ibid.).

« Via libera » delle Nazioni Unite ad uno scenario da Terza Guerra Mondiale?

Questa ultima risoluzione del Consiglio di Sicurezza dà il « via libera » tanto cercato da Washington?

La sostanza della risoluzione del Consiglio di Sicurezza è anche diretta contro gli alleati dell’Iran: la Cina e la Russia.

Paradossalmente, mentre a Cina e la Russia non hanno esercitato il loro diritto di veto, sono tuttavia l’oggetto di velate minacce da parte statunitense. La Cina è circondata da installazioni militari americane. I missili americani in Polonia e nel Caucaso sono puntati verso le città della Russia. Più recentemente, l’amministrazione Obama ha fatto appello per un allargamento del regime delle sanzioni contro un alleato della Russia, la Bielorussia.

Washington ha anche annunciato che « il Pentagono si prepara ad impegnarsi in un mini boom immobiliare in Asia centrale, il quale comprenderebbe la costruzione di installazioni militari strategiche americane » in ciascuno dei cinque Stati dell’Asia Centrale, compresi il Turkmenistan e l’Uzbekistan (vedere: Defense Dollars Building Boom: Pentagon Looks to Construct New Military Bases in Central Asia

, Eurasianet 6 giugno 2010). Questi diversi accordi di cooperazione militare con le ex repubbliche sovietiche tentano non solo di infragilire l’Organizzazione di Cooperazione di Shangai (OCS) e del OTSC, ma fanno parte dell’accerchiamento strategico US-NATO della Russia e della Cina.

Quest’ultima risoluzione lascia intendere non solo che Washington ed i suoi alleati della NATO hanno il controllo del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ma anche che in definitiva essi danno un colpo mortale alla politica estera di Mosca e Pechino.

Tale risoluzione dovrebbe fugare il mito della rivalità delle superpotenze. La Cina e la Russia sono un’appendice del nuovo ordine mondiale.

Per quanto riguarda la diplomazia internazionale, la Cina e la Russia sono delle « tigri di carta » senza denti. « Una tigre di carta indica qualcosa che sembra rappresentare una minaccia, come una tigre, ma che è totalmente innocua ».

La Cina e la Russia sono le vittime del fallimento delle loro proprie decisioni all’interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Un attacco contro l’Iran genererebbe immediatamente una scalata militare. La Siria e il Libano sarebbero anch’essi un obiettivo. L’insieme del Medio Oriente e dell’Asia Centrale esploderebbe, una situazione questa che potrebbe potenzialmente evolvere verso uno scenario da Terza Guerra Mondiale.

L’avventura militare Stati Uniti-NATO-Israele minaccia realmente l’avvenire dell’umanità.

Articolo originale in inglese: UN “Green Light” for a Pre-emptive US-Israel Attack on Iran? Security Council Resolution Transforms Iran into a “Sitting Duck”

pubblicato l’11 giugno 2010

Traduzione di Dany Quiron per Mondialisation.ca.
Traduzione a cura di Matteo Sardini per Eurasia. Rivista di Studi Geopolitici www.eurasia-rivista.org

Michel Chossudovsky è direttore del Centro di ricerca sulla mondializzazione e professore di economia presso l’Università di Ottawa. È autore Guerra e mondializzazione, La verità dietro l’11 settembre e La mondializzazione della povertà e Nuovo ordine mondiale (best-seller internazionale pubblicato in 12 lingue).

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